25 marzo 2015

Poesia dell'Effimero


Effimero
effimero /e'f:imero/ (non com. efimero) agg. [dal lat. tardo ephemĕrus, gr. ephmeros, comp. di epí "sopra" e hēméra "giorno"]. Che dura un giorno

  • momentaneo, temporaneo, passeggero, transitorio, fuggitivo, fugace, labile, caduco, peri
  • turo, instabile, mortale, salottiero, terreno, vano
 ALTRI SINONIMI:

 || Altri termini correlati:  fuggente, fuggevole, contingente, istantaneo, provvisorio, fatuo, frivolo, leggero, mondano, pettegolo, superficiale, limitato, precario, materiale, profano, umano.


Le Immagini stesse sono Attimi fissati nella trasformazione costante del movimento continuo. Proprio come i Fotogrammi di un Film che continua a Scorrere.




Davanti alla finestra piena di luce un tessuto bianco e leggero che si solleva inarcandosi nell'accogliere un soffio di vento. Un attimo casuale di movimento e luce nell'immobilità di una stanza completamente bianca e vuota. 
Un'apertura, in fondo, scura come l'ignoto. 
La luce e l'aria come unici elementi che diano vita a questa architettura. 
Non vediamo l'esterno, ma la foto riesce comunque a descrivere una stagione non fredda e una giornata piena di sole. Il disegno della luce, incorniciata dai montanti della finestra e riflesso sul muro, è un segno grafico essenziale quanto evocativo. Tutto è perfettamente coerente con l'ambiente minimalista e 'puro' e con la scelta del bianco e nero. Ogni assenza di ulteriori elementi, mette in risalto la presenza dei pochissimi segni presenti. E sappiamo che un istante dopo la luce sarà già mutata e così il soffio dell'aria sul tessuto.






(Pina Bausch)

Un movimento che accoglie il momento, si piega e si adatta temporaneamente, ma esprime una morbida fluidità che permette di tornare alla posizione di partenza o andare verso qualunque altro movimento. Questo è stato sicuramente uno dei contributi più geniali e importanti che abbia dato Pina Bausch alla Danza: l'elasticità del movimento che accoglie e poi ritorna. Reagisce piegandosi, senza fare 'muro' al cambiamento, all'imprevisto e poi può tornare ad alzarsi pronto a piegarsi ancora.







Un lampo: un istante fulmineo da cogliere, l'attesa del tuono, la luce quasi innaturale: non di fuoco, ma di pura elettricità. Quasi archetipi di tutti gli effetti speciali del cinema. Simbolo di evento straordinario e della precarietà e brevità di tutto. Perché tutto può cambiare in un istante.





La spuma di un'onda, un' esplosione al rallentatore. La fine di un percorso che si dissolve sprigionando energia e profumi, trasformandosi anche in aria, per poi tornare sul fondo e ricominciare.





Fragile e duraturo quanto la scrittura, quanto il segno che può lasciare un'impronta. Quanto una lettera d'amore. La busta bianca semplice ed essenziale e la scrittura 'vintage' da macchina per scrivere con quell'inchiostro imperfetto e sempre leggermente incerto o macchiato. Affascinante come le imperfezioni della nostra calligrafia dei primi anni. Ingenua e un poco naif, ma autentica e non artefatta.






Un momento fragile e precario come ghiaccio o vetro su cui a volte ci sembra di camminare.  Quella sensazione che ci fa muovere con la rigidità della paura di un passo falso e in apnea. Che toglie importanza a noi per darne al senso di vuoto, a ciò che sta sotto e sopra il nostro spazio.



(Venere di Milo)

La bellezza definita 'classica'. La Bellezza che vuol divenire concetto. Proporzioni e modello a cui riferirsi di comune accordo, per convenzione. Perché cerchiamo sempre termini infallibili e rassicuranti. Riferimenti insomma che ci sappiano dire cosa è giusto e cosa è vero:  un 'centro di gravità permanente' (come canta Battiato) che non ci faccia mai cambiare idea sulle cose e sulla gente....
Come inconsciamente chiedono i bambini ai genitori. Bello/Brutto, Buono/Cattivo, Bianco/Nero ... E che non cambi mai. 

In un tutto relativo e in costante trasformazione invece, forse solo l'arte parla un linguaggio universale, e si raggiunge quando un'espressione riesce a parlare a tutti, a toccarne le corde profonde, a coinvolgere su termini condivisibili.




La Vita è un Istante e la sua Bellezza è l'Imperfezione dovuta al suo continuo divenire un Altro, Nuovo istante: Anche questo è Wabi Sabi alla DOMô

















Tutto è così: dura Un Tempo.
Quello che resta è la sensazione, la suggestione che portiamo addosso. La spinta.
Come un'intuizione, un assaggio di Infinito.
Quello che  'spaura' o dà le vertigini, ma anche
quello che ti fa sentire in accordo con il resto e in pace, al sicuro.
Come sfogliare il libro di lettura delle elementari.
 Grande come la sensazione che intanto nulla accada, fino a sfiorare un senso di eternità.





Teiera marocchina (per evocare le loro pause di chiacchiere dolcetti e bevande, che sono vera arte della diluizione del tempo) e portacandele al cioccolato (per evocare calore di accoglienza e profumo di 'buono').



Così, il modo in cui quel momento effimero ti fa sentire, costruisce  un'Ispirazione che può trasmettere un sentimento universale: e allora rimane e crea.
Perché stimola ad andare oltre e altrove.

Forse questo è il Senso Poetico dll'Effimero, ciò che gli dà Significato.

Un po' come una musica.
Un po' come ogni creazione artistica.




E tutto questo è parte di ciò che ci interessa esprimere e a cui ci ispiriamo con DOMô



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